
Narrare i rapporti tra genitore e figlio, che impresa faticosa. Che fatica, che logoramento, il conflitto generazionale. Che fatica, essere padri ed essere figli.
Un libro che non concede sconti, che commuove per la sua sincerità e per quanto ci fa sentire partecipi, per quanto ci possiamo vedere anche la nostra storia, in quella di Giulio Perrone.
Il non detto, in questi rapporti, spesso supera di gran lunga il “detto”. Che il tacere fa dieci volte più male che il parlare perché se taci resti fermo, non affronti e non superi, ma deve arrivare il momento giusto, per questa consapevolezza, e spesso purtroppo arriva quando i genitori se ne sono andati via. Che “c’è tempo, ci sarà ancora occasione di parlare, domani, domani lo farò”, e invece alla fine il tempo scade. Ci sono grovigli di pensieri, di recriminazioni taciute, “avrei potuto dirlo, avrei potuto farlo diversamente”, che avvelenano l’anima, sensi di colpa che viaggiano senza sosta, domande fondamentali ma mai poste, risposte ovviamente mai avute, amore che sembra odio ma in fondo è sempre amore. Non è facile districarsi in mezzo agli affetti, descrivere i rimpianti, maneggiare il bene, saper dire quanto se ne è voluto e quanto si voleva dimostrarlo in modo più chiaro, netto. Difficile spiegare questo combattimento a mani nude con tuo padre, tra spintoni e abbracci, voglia di fuga e voglia di ritornare. Difficile dirsi ti voglio bene quando si rinuncia ai sogni personali per non deludere le aspettative altrui. Difficile dire “non sono alla tua altezza, non sono come te, non ho le tue certezze, ho solo tante domande, ed ho paura”.
Libro molto coraggioso, perché naviga in mezzo a tutto questo e si espone senza filtri, eccomi qua, sono io, diverso da mio padre per tanti aspetti, somigliante a lui per altri, finalmente non mi sento più in colpa per le mie diversità, oppure mi ci sento ancora, ma oggi finalmente lo dico a chiare lettere. Mettere per iscritto i ricordi e i racconti di tuo padre serve a far pace, o meglio, a fare una foto precisa di lui, rendergli omaggio per quel che era e per quello che ti ha lasciato, la memoria è lascito prezioso, è il ponte tra quello che era e quello che deve ancora essere, alla fine è tutto quello che ci resta. Per perdonarci, un poco, e quindi prendere definitivamente la nostra strada.
Musica: Father and son, Cat Stevens